Disclaimer

Disclaimer:



Il contenuto di questo sito è di proprietà esclusiva di Francesco Checcacci. Tutto il contenuto può essere utilizzato ma è obbligatorio citare la fonte.
I punti di vista espressi sono dell'autore e non riflettono opinioni di organizzazioni di cui l'autore stesso potrebbe far parte.







The content of this website is the exclusive property of Francesco Checcacci. All content can be utilised as long as the source is referenced. The opinions expressed are the author's own and do not reflect views of organisations with which the author maybe associated.



Friday 25 July 2014

LORSIGNORI, L’INFLAZIONE AUSPICATA E LA DEFLAZIONE TEMUTA

O del perché in Italia i cittadini spendono meno di quel che vorrebbero

(pubblicata anche su http://www.arezzonotizie.it/blog_redazione/lorsignori-linflazione-auspicata-deflazione-temuta/)



Molte pagine sono state ultimamente occupate dalla diatriba sull’inflazione e su di un presunto pericolo di deflazione che, qualora si verificasse, addurrebbe infiniti lutti agli europei come l’Achille della traduzione montiana dell’Iliade.

Piccola ma forse non inutile divagazione: per quelli che abbiamo denominato Lorsignori, tuttologi portatori della sola cultura da Wikipedia, erede moderna ma ben peggiore di quella da Bignami, si tratta qui di Vincenzo, non di Mario. Consolerà forse Lorsignori sapere che anche l’autore non conosceva il greco e tradusse l’Iliade da una traduzione latina, tanto che per questo Foscolo lo apostrofò col titolo ironico di ‘traduttore dei traduttori’ che ricorda il superlativo aramaico (e. g. ‘Re dei re’) ma in questo caso s’intendeva in senso letterale.
Tornando però al tema dell’inflazione, non sorprende troppo che qualcuno si sia allarmato alla lettura dell’andamento dei prezzi, soprattutto perché è evidente che chi lo ha fatto si è limitato a leggere la prima riga del dato senza scendere a guardarne le componenti, ovvero senza brigarsi di comprendere quali fossero i prezzi in discesa.

Ebbene il motivo principale per cui i prezzi scendono, almeno per ora, è la diminuzione dei prezzi dell'energia, che l'area Euro, e ancor più l'Italia, per lo più importa. Questa diminuzione si riverbera nella diminuzione dei costi di trasporto e quindi anche di altri generi, particolarmente quelli alimentari sui quali il trasporto incide maggiormente.

Trovandosi a spendere meno per le necessità non è logico che le famiglie rinviino le intenzioni d'acquisto (aumenta la disponibilità per spesa discrezionale). E infatti non lo stanno facendo, guardando i dati di fiducia dei consumatori. Che poi la BCE non possa ammettere apertamente di intervenire sui cambi e debba trovare la scusa del pericolo deflazionistico è altra cosa. Che alcuni commentino su fenomeni che chiaramente comprendono poco (l'economia monetaria è materia molto complessa) allarmando se stessi ed altri, invece, fa sinceramente pena.

Il motivo per cui gli italiani non spendono quanto vorrebbero semmai, oltre all'aumento della pressione fiscale che, checché ne dicano i politici di turno, è ancora in corso come anticipato su queste colonne (http://www.arezzonotizie.it/art_generi/art_economia/gli-aggiustamenti-pil-moltiplicatore-inceppato/), è che gli italiani non capiscono più quanto dovranno pagare per i servizi essenziali (scuola, sanità etc.) dati i continui aumenti di ticket e balzelli vari. Questo crea un'incertezza che porta alla compressione della spesa discrezionale. Se le famiglie non sanno quanto dovranno spendere per i servizi essenziali, ovviamente spendono di meno e tengono i soldi 'sotto il materasso'.

Altra osservazioni interessante è che sia i costi in riduzione che le incertezze in aumento colpiscono più duramente le famiglie con redditi bassi, che dedicano alle spese per cibo e per trasporti una parte maggiore del loro reddito, e medio-bassi, considerate dallo Stato ricche abbastanza da pagare i servizi essenziali.

Per inciso le fasce di reddito basse e medio-basse sono anche quelle con propensione al consumo più alta.

La politica delle imposte, soprattutto sulla benzina, colpisce quindi i più poveri e fa fermare la spesa discrezionale, vero motore dell’economia che permetterebbe una ripresa dei consumi interni e quindi dell’occupazione. Lo Stato si è effettivamente sostituito al cittadino nelle decisioni d’acquisto, rendendo tra l’altro servizi sempre meno adeguati alle tasse pagate.

Tutto questo mentre i fondamentali economici mondiali migliorano e il fenomeno del reshoring (ritorno delle attività domiciliate all’estero per motivi di costo) è già in corso negli Stati Uniti, anche grazie ad una politica energetica che pare renderà gli USA indipendenti da forniture estere nei prossimi anni, ma anche in Europa. Questo è un treno che passa ogni 20-30 anni: se l’Italia non rende meno difficile la vita ai produttori di ricchezza lo perderà e rischierà il collasso mentre nell’Eurozona la disoccupazione risulta già in calo, seppur leggermente, e sia USA che Gran Bretagna sembrano ormai avviate verso una ripresa sostenibile.

Per approfondire:




No comments:

Post a Comment