Disclaimer

Disclaimer:



Il contenuto di questo sito è di proprietà esclusiva di Francesco Checcacci. Tutto il contenuto può essere utilizzato ma è obbligatorio citare la fonte.
I punti di vista espressi sono dell'autore e non riflettono opinioni di organizzazioni di cui l'autore stesso potrebbe far parte.







The content of this website is the exclusive property of Francesco Checcacci. All content can be utilised as long as the source is referenced. The opinions expressed are the author's own and do not reflect views of organisations with which the author maybe associated.



Friday 19 July 2013

La villa senza fognature e impianto idraulico e l’appartamento dove tutto funziona


Preferireste vivere in una bellissima villa immersa in una campagna spettacolare priva di infrastrutture essenziali come acqua e fognature oppure in un appartamento in una zona tranquilla ma modesta con tutti i servizi di base che funzionano?

Fare business in Italia oggi è come abitare nella bella villa sfarzosa dove mancano gli impianti necessari. Infatti la giustizia civile è lentissima, aprire un’azienda richiede estenuanti adempimenti burocratici e pagare le tasse è astrusamente complicato, e questo senza neanche guardarne il livello.

Molti Paesi del Centro e Nord Europa non hanno potenzialità non solo di stile di vita, ma anche a livello di know-how artigianale e di innovazione (ebbene sì, anche di innovazione, dato che l’Italia, nonostante manchi di alcuni servizi essenziali, continua a competere in alcuni settori ad altissimo contenuto tecnologico, dall’automazione e robotica alla meccanica di precisione, per tacere delle corse auto e moto) ma aprire un’azienda richiede pochi giorni, pochi soldi e pochi adempimenti burocratici, la giustizia civile arriva ad una sentenza in un quarto del tempo che in Italia e quasi tutti gli adempimento periodici si fanno online in pochi minuti.

Chiediamoci: cosa diventerebbe l’Italia se avesse gli impianti di base che funzionano?

Ripartiamo da qui; non si dica che l’efficienza non è roba da italiani, quando l’abbiamo insegnata al mondo due volte: prima al tempo dei romani e poi a quello dei mercanti del medioevo e del rinascimento.

Non dimentichiamoci che la civiltà romana è quella che ha costruito molte infrastrutture ancora funzionanti, o che sono state utilizzate come base per altre più moderne, in tutta Europa.

La ferrovia inglese è nata sui tracciati delle strade romane, tanto che la larghezza dei vagoni rispecchiava quella di due cavalli di epoca romana, uno per ogni senso di direzione. Alcuni acquedotti e fognature costruiti intorno a duemila anni fa funzionano ancora, e non solo in Italia.

 E non si dica neanche che il carattere di un popolo non si cambia, quando è storicamente provato che sono le istituzioni che fanno il comportamento.

Immaginiamo infatti, come ha scritto lo storico Niall Ferguson, un esperimento: prendere uno stesso popolo e dotarlo per una parte di istituzioni moderne ed efficienti, e per l’altra di uno Stato invadente che programma tutto e che possiede banche ed aziende industriali. Non dobbiamo chiederci cosa succederebbe: quest’esperimento è già stato tentato in Germania dal dopoguerra al crollo del muro di Berlino. E il risultato è esemplificato dalla produzione di auto: da una parte Volkswagen e BMW, dall’altra le Trabant, oggetto di scherno e barzellette in tutto l’ex blocco sovietico.

Pensiamo: cosa sarebbe l’Italia se avesse tutto in funzione? Probabilmente somiglierebbe ad una versione più agiata del Paese del dopoguerra, o ad una Germania con condizioni meteorologiche migliori.

Solo che ci vuole uno Stato che la smetta di controllare oltre le metà delle risorse, una burocrazia snella ed efficiente ed un abbassamento del cuneo fiscale operato attraverso la riduzione della spesa statale.

Per abbattere il debito, poi, si può realizzare una parte del patrimonio dello Stato, sia immobiliare che mobiliare, perché lo Stato non deve fare l’imprenditore. I fondi così recuperati, però, devono essere utilizzati esclusivamente per la riduzione del debito, e non per il finanziamento di spesa corrente né di altro tipo. Abbiamo passato il limite della curva di Laffer, e a questo livello non c’è impiego di denaro pubblico che superi in efficienza una riduzione delle tasse, e l’interesse sul debito fa parte della spesa e va ridotto.

A quel punto potremo, dopo un lavoro di almeno un decennio, vivere in una villa di lusso con infrastrutture efficienti, e chi vive negli appartamenti ricomincerà a prenderci come modello e ad investire qui. Nel frattempo però inizieremmo a vivere meglio relativamente presto, dato che gli effetti benefici della riduzione delle tasse sul lavoro si manifesterebbero in maggior reddito disponibile che serve da benzina per l’espansione economica.


Bisognerebbe che i politici tenessero conto di questo prima di varare programmi di spesa destinati al fallimento da una pressione fiscale che induce i beneficiari di questi interventi ad investire altrove. E magari a venire a visitare per le vacanze le rovine del nostro castello, dove naturalmente non abiterebbero mai.