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Friday 21 December 2012

La stampa di moneta, le bolle speculative e la corazzata di Fantozzi




Si sente da più parti affermare che il problema dell’economia di oggi sia il ricorso a valute non sostenute da valori tangibili, e/o che sia la stampa di moneta creata dal nulla (o grazie ad una partita di giro con titoli di Stato, che indebiterebbe artificialmente tutti i cittadini) a creare inflazione e bolle speculative in alcuni settori.

La prima affermazione implica che prima dell’invenzione della carta moneta non sarebbero esistite svalutazioni con iperinflazione.

La seconda che qualora si attuassero svalutazioni, non ne conseguirebbe inflazione purché sia lo Stato stesso, e non la Banca Centrale, ad occuparsi della stampa di moneta, eliminando la partita di giro vista sopra.

Cominciamo dalla prima affermazione: episodi di iperinflazione esistono storicamente anche prima della diffusione della cartamoneta, avvenuta notoriamente in Cina intorno all’undicesimo secolo D.C. durante la dinastia Song.

Il primo episodio di iperinflazione di cui si ha notizia risale infatti all’imperatore romano Diocleziano, tra il 216 e il 218 D.C. Diocleziano finanziò opere pubbliche civili e militari con la stampa di monete di bronzo, effettivamente svilendo il valore della moneta in circolazione e moltiplicando la base monetaria. Risultato: inflazione fuori controllo e disastro economico, che  l’Imperatore provò a correggere imponendo controlli di prezzo (pena la morte a chi vendeva sopra i prezzi imposti). Siccome la conseguenza di questo fu il fallimento di molte imprese, che dovevano vendere  sottocosto, Diocleziano pensò bene di imporre a chiunque di fare il lavoro del proprio padre, di nuovo pena la morte per i contravventori (aveva evidentemente poca fantasia). Ecco come la buona intenzione di stimolare l’economia e rafforzare lo Stato risultò nell’asservimento di tutti i sudditi dell’Impero. Per inciso quest’episodio (e molti di quelli successivi) mostra chiaramente come non serva affatto un ente privato che intasca il signoraggio (cosa che non avviene neanche oggi, vedi http://lettotralerighe.blogspot.it/2012/10/babbo-natale-e-la-macchina-dei-soldi.html) per creare iperinflazione.

Molti episodi successivi ebbero dinamiche simili, provocando direttamente o contribuendo a conseguenze come guerre di conquista, guerre civili, rivoluzioni, depressioni economiche ed altre amenità. Hayek (quanto ci manchi zio Friedrich!), che aveva vissuto qualcosa di simile in Austria, non a caso descrisse bene il processo nel suo ‘Road to Serfdom’, che dovrebbe essere lettura obbligatoria in tutte le scuole dell’obbligo. Invece i diritti delle opere del grande austriaco furono acquisiti da una casa editrice italiana con l’espressa intenzione di non darli mai alle stampe in traduzione. Fortunatamente in molti oggi leggono l’inglese senza problemi. Per questi i libri di Hayek sono disponibili insieme a molti altri (gratis!) qui: http://mises.org/Literature.

Altri episodi di iperinflazione, precedenti e successivi all’introduzione della cartamoneta, sono:

Impero Bizantino, sotto Costantino IX Monomaco (1042-1055), che svalutò la valuta di riserva mondiale dell’epoca, il Bisante, per finanziare guerre.

Filippo IV il Bello (1268-1314), che dopo aver più volte svilito il valore della moneta, si impossessò di tesori altrui (l’episodio è notissimo) e risolse il problema essenzialmente condannando a morte i creditori. Per chi pensa che questa sia una buona idea, notiamo che il maggior creditore dello Stato italiano sono le famiglie italiane che hanno comprato BOT e BTP, ovvero la maggior parte dei cittadini.

Mississippi bubble (1719), creata in Francia da John Law, il primo vero teorico della moneta esclusivamente mezzo di scambio (come si vede la Modern Monetary Theory non è affatto moderna). Lo Stato francese era essenzialmente in bancarotta a causa della grandeur del Re Sole, che lasciò le casse vuote.

Altri episodi seguono:

Rivoluzione francese (1789-1795)

Stati confederati durante la Guerra Civile americana (1861-1865)

Germania 1920-1923 (deflazione ed iperinflazione di Weimar)

Russia, Austria, Polonia, Ungheria tutte nei primi anni 20.

Per evitare di maramaldeggiare citeremo solo collettivamente ed en passant gli episodi durante e dopo la seconda guerra mondiale e quelli tristemente famosi dello Zimbabwe, di cui abbiamo già parlato, e dell’America Latina in anni più recenti. Questi ultimi hanno peraltro portato spesso a dittature militari particolarmente sanguinarie.

Veniamo dunque alla seconda affermazione: abbiamo già visto come un’inflazione fuori controllo può essere creata benissimo anche quando è lo Stato stesso ad occuparsi della creazione di moneta, e anche quando e se questo è uno Stato con Governo eletto dal popolo. Sarebbe infatti facile affermare che era il dittatore o regnante di turno a prendere per se’ i proventi del signoraggio a spese del popolo inerme. Ovviamente non è così.

Conclusione: la MMT, che abbiamo visto non essere moderna e per di più non è neanche una teoria, può essere tranquillamente accostata alla Corazzata del famoso film di Fantozzi. E ora chissà cosa inventeranno Lorsignori per argomentare che, contro logica e precedenti, le cose non stanno ‘esattamente così’ o, ancor più classicamente, che ‘il problema è un altro’. Sentiamo già in sottofondo il rumore di frizione particolarmente fastidioso prodotto dal futile tentativo di arrampicata su specchi, sport particolarmente diffuso nei circoli ‘alternativi’, accademici e non.

P.S. Per chi fosse interessato a leggere un articolo di un’università seria (quella di Rotterdam) in materia di bolle speculative, invece di ascoltare i soliti quattro sfigati di istituzioni accademiche di infima serie: http://people.few.eur.nl/smant/m-economics/bubbles/johnlaw.htm. Consigliamo un occhio di riguardo alle conclusioni, simili a quanto affermato qui ed in precedenza da noi.

Riportiamo qui un passaggio particolarmente significativo dell’articolo: ‘As every financial economist today would know, announcing a future value for a durable asset such as shares, exchange rates, etc., and therefore changing expectations of future value, must have an immediate effect on its current value. Except for the value of time (discount rate), the current price will immediately adjust to the expected future value; there can be no gradual adjustment in asset prices. This is exactly what happened at the end of May 1720.’

Evidentemente Lorsignori non sono economisti finanziari, ma questo lo sapevamo. Il peggio è che non sono evidentemente neanche economisti. Infatti i maggiori propugnatori della Corazzata di cui sopra sono psicologi, avvocati o, quando va bene, laureati in ‘scienze’ politiche.


Sunday 2 December 2012

Lorsignori, Friedman e i processi alle intenzioni


Chiunque abbia un’infarinatura di diritto penale sa che, fin dall’antichità, per ottenere una condanna l’accusa deve provare due elementi: l’acuts reus e la mens rea.

Vari testi più o meno riconducibili al coacervo (sarebbe forse più preciso dire accozzaglia, ma poi ci accuserebbero di argumentum ad hominem, e noi Aristotele l’abbiamo letto) di movimenti che abbiamo ormai preso l’abitudine di chiamare Lorsignori hanno attaccato le dottrine della Scuola di Chicago (con la quale per inciso personalmente non sono d’accordo su tutto) in quanto colpevoli, attraverso un processo di ‘shock and awe’ (termine di Lorsignori), di aver smantellato la spesa sociale in vari posti del mondo, inclusi gli Stati Uniti. Tale processo sarebbe stato portato avanti in particolare durante la presidenza Reagan. Limitiamoci per carità di patria a questo episodio, anche se sia chiaro potremmo maramaldeggiare citando il caso russo (dov’erano i fautori del libero mercato? Piuttosto c’erano faccendieri per lo più legati alla vecchia intelligentsia sovietica, in particolare Armata Rossa e KGB) e quello cinese (dopo Tienanmen le riforme liberalizzatrici furono fermate per anni, non certo implementate).

Andiamo quindi ad analizzare i due elementi che l’accusa deve provare.

Mens rea: non ci risulta che Friedman o alcun altro esponenti della scuola di Chicago, ne’ per questo nessun altro economista, abbia mai teorizzato l’utilizzo strumentale di vari disastri, figuriamoci poi la loro creazione ad arte, con l’intenzione di imporre questa o quella politica. Per la verità c’è un’eccezione, che vedremo in fondo.


Seguendo lo stile di Lisia, ammettiamo però, dopo averne dimostrato l’inconsistenza, che la mens rea effettivamente sia esistita e passiamo al dato saliente, ovvero l’actus reus.

Actus reus: facciamoci la domanda più importante: la spesa sociale negli Stati Uniti è diminuita sotto Reagan? La risposta è nel grafico qui sotto (fonte: heritage foundation http://www.heritage.org/research/testimony/the-size-and-scope-of-means-tested-welfare-spending), che dimostra non solo che la spesa sociale non è diminuita sotto Reagan, ma che non è proprio diminuita mai, almeno dalgi anni cinquanta. In caso qualcuno se lo chiedesse, anche la spesa totale dello Stato non è mai diminuita, ma non ci siamo limitati a far notare questo dato che la spesa statale comprende le spese militari.




Verdetto: mancando l’actus reus Friedman e tutti gli altri sono assolti, come direbbe la formula giuridica italiana, con formula piena, ovvero per non aver commesso il fatto.


Note a margine: ci preme far notare intanto che evidentemente l’accusa si è basata su idee sue proprie, presumibilmente generate da avvenimenti con nessi di causalità almeno dubbia (per inciso la mancanza del nesso di causalità inficierebbe anche la richiesta di risarcimento in sede civile) e ha scritto senza neanche avere la decenza di verificare i dati. Non possiamo non notare l’analogia tra questo modo di fare ed il modo di pensare di certi laureati in ‘scienze’ politiche, alcuni dei quali hanno occupato gli scranni del Parlamento in epoche più o meno recenti. E’ chiaro che questa particolare sottocategoria di Lorsignori tende a farsi un’idea basata su pochi casi, e ad innamorarsene al punto da non avere nemmeno lo scrupolo di verificarla. Per questo la parola ‘scienze’ è tra virgolette: il metodo scientifico impone la verifica empirica.


Altra considerazione è che, purtroppo, esiste una ‘cultura’ giuridica che ammette che la sola mens rea sia sufficiente alla condanna. In sostanza si tratta di processi alle intenzioni, ederitati dalle epoche più buie e riesumati dalle peggiori dittature del ventesimo secolo. Questi metodi furono utilizzati infatti sia nella Germania nazista che nell’Unione Sovietica, a partire dalle purghe staliniane, e in alcuni dei Paesi satelliti dell’URSS.

Almeno i tedeschi, che hanno una tradizione di capriole di teoria giuridica da far sembrare i bizantini dei principianti iniziata con la faccenda della translatio imperii che giustificò il Heilige Römische Reich Deutscher Nation, avevano teorizzato che il Führer era depositario non solo della Volkswille, ma anche del Volksgeist, giustificando così ogni atto nazista come emanazione diretta del popolo tedesco (non quindi solo in nome e per conto del popolo, ma proveniente direttamente dal popolo. E poi i tedeschi accusano gli italiani di cercare scuse! ).


I sovietici, notoriamente meno acculturati, non si giustificarono nemmeno.Per un esempio di come il processo alle intenzioni di staliniana memoria sia stato utilizzato a ditanza di anni nei Paesi satelliti, consigliamo la lettura di  Žert (lo scherzo) di Kundera più che del famoso Processo di Kafka.

E adesso l’eccezione di cui parlavamo prima: praticamente l’unico esempio di ‘shock and awe’ è Karl Marx, che teorizzava la rivoluzione per imporre il comunismo attraverso una fase di dittatura del popolo. In questo caso purtroppo è anche notoriamente, e tragicamente, presente l’actus reus della rivoluzione russa. A parte che abbiamo difficoltà a considerare Marx un economista, facciamo ricorso alle scienze comportamentali che ci dicono come ognuno tenda a predire il comportamento altrui attraverso quello che egli stesso farebbe in una situazione simile. L’esempio è il cane che, tenendo un osso sbavato tra le zampe, al vedere il padrone avvicinarsi ringhia perché pensa che l’uomo voglia toglierlo al cane per rosicchiarlo lui. In altre parole i marxisti, abituati ad imporre le loro idee in punta di fucile, penserebbero che anche gli altri facciano lo stesso. Questa però è solo un’ipotesi da verificare empiricamente: è preferibile infatti la verifica empirica delle idee, di cui è bene non innamorarsi tanto da difenderle contro la prova contraria.